venerdì 23 ottobre 2009

Piccole iniezioni di benessere 3. Una flute di prosecco millesimato.

“Io mi siedo qui. Secondo me da lei abbiamo solo da imparare. E forse da provare”. La tipa vende vini. Si capisce che è in grado di piazzare frigoriferi al polo nord. E poi un bicchiere ora ci sta proprio bene. Giovanni il mio collega ed io siamo all’aeroporto di Verona. Tra quaranta minuti parte il volo e noi ammazziamo l’attesa tra i piccoli stand. Mi ero fermata prima da una ragazza che vendeva prodotti di bellezza israeliani fatti con i sali del Mar morto. Ma Giovanni non era proprio entusiasta e si era smaterializzato all’istante. Invece dalla tipa del vino si è piazzato subito comodo in poltrona, guardando la fascinosa donna non più giovanissima, che riesce a vendere casse da 12 bottiglie in un batter d’occhio.

Lei ha un vestito nero attillato, decolté alte aperte in punta, capelli neri con qualche linea già bianca. Ed è molto fascinosa, ma di un fascino simpatico e alla mano. Giovanni è abbastanza irretito. Lei ci guarda e sorride. Ha appena liquidato due maturi signori che si sono fatti mollare senza battere ciglio 2 casse di prosecco da 12 bottiglie l’una. Pagamento anticipato, le casse saranno recapitate a casa. “Lei è davvero una grande venditrice – le dico – che cosa ci fa provare? Non mi dispiacerebbe quel prosecco millesimato che ha dato ai signori”. Ci versa due flute. È un prosecco splendido. Io poi provo un cartizze, che mi piace di meno, mentre Giovanni si butta sui rossi.

Al quarto bicchiere sono quasi pronta a comprare. “Potrei riprovare il prosecco millesimato? Ne prenderei qualche bottiglia. È un po’ caro, ma 6 le compro subito”. Giovanni si fa dare un altro rosso. “Mi dispiace, le casse sono solo da 12. Ma ora viene Natale, 12 bottiglie finiscono subito”. Faccio due conti. Penso all’ennesima cassa che arriva a casa e alla faccia di Gianfranco, secondo cui già compro troppe cose su Internet che arrivano per corrispondenza. Chiamano per l’imbarco del nostro volo. Insomma un mix diabolico congiura contro la cassa di prosecco millesimato. Salutiamo la tipa, portandoci via solo la brochure di presentazione, e andiamo via.

Arrivo a casa, apro la porta, saluto la piccola. Mi fermo davanti a Gianfranco, che sta lavorando al computer. “Sai, oggi a Verona ho bevuto un prosecco millesimato splendido”. Gianfranco alza gli occhi dallo schermo: “Lo hai comprato vero? Tra poco è Natale e ci servirebbero proprio un po’ di buone bottiglie”.

sabato 10 ottobre 2009

Piccole iniezioni di benessere 2. Andare in palestra perché c’è la vasca per l’idromassaggio

“Devi provare. Io faccio i salti mortali, ma sai che tento di andare in palestra la sera tutte le volte che posso”. Gianfranco mi guarda perplesso. La sua massima aspirazione non è certo quella di andare a sudare. “E poi c’è il bagno turco e la vasca per l’idromassaggio. L’ho consigliato anche a tua madre, ora che ha smesso di lavorare. Deve trovare una buona palestra e la scelta va fatta sugli optional non sul necessario”.

Io, se posso e quando posso, mi sparo un paio di ore di acquagym. Leggo che si ispira al training autogeno, jogging, judo, pugilato, danza, nuoto, streching, yoga e aerobica. Io lo faccio perché poi mi piazzo nella vasta per l’idromassaggio. E poi perché è in acqua. Nelle lettere alla rubrica dello psichiatra di una rivista femminile ho trovato il messaggio di un tipo che dopo 15 anni di analisi ha cominciato ad andare in piscina. E ha lasciato l’analista. Il bello era la risposta del serio professionista, che argomentava dottamente quanto fosse giusta la scelta di abbandonare l’analisi per l’acqua fresca.

Sono riuscita a convincere Gianfranco a mettere piede in piscina almeno una volta. È andato via dolorante. E poi dice che il suo accappatoio è vecchio e che figura ci fa. Ieri ho comprato in una vendita in rete un accappatoio da urlo. E quando arriva voglio proprio vedere come fa a non venire con me.

Piccole iniezioni di benessere 1. Gente allegra Dio l’aiuta. Adriana

“Ah, sei tu. Già tornata? Ma stai benissimo. Bello questo vestito. Da dove vieni? La piccola è davvero brava”. Ho solo aperto la porta di casa, la chiave è ancora nella toppa e sto entrando. È tardi. Il volo era uno strazio e in ritardo. Sono abbastanza sfatta e parecchio arrabbiata, il vestito è molto sgualcito e un po’ sporco, oltre a non essere bellissimo, e ho tutti i sensi di colpa di una madre. Ma a casa c’è Adriana e riesce a passarti il messaggio che è abbastanza presto, che in fondo stai molto bene e che sei pure un’ottima madre. La guardo allibita e non reagisco. Saluto la piccola, lascio la valigia nell’ingresso e vado in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Lei mi segue. Cammina sui suoi tacchi di dieci centimetri e parla tranquilla: “Hai visto che bel tempo? Mia nipote ha passato benissimo i test per l’ammissione a medicina, ma dimmi dove sei stata?” Ovviamente nella realtà dei fatti fa un caldo umido, appiccicoso e pesante, che fa felici solo quelle bestiacce immonde delle zanzare. Ma Adriana è fatta così e certe sere, se superi il primo impatto, pensi che sia un regalo trovartela davanti.

Adriana ha tre figli ormai grandi, una casa, un marito e la di lui madre che preferisce stare sempre da lei. Soprattutto, è fatta a modo suo. Prima regola: è nata libera, cioè si rifiuta gi girare con un cellulare o con altri mezzi che la connettano al mondo. Nulla da dire. Il problema è quando non riesci a trovarla, non sai che fine abbia fatto, magari sono passate le nove di sera e la piccola è con lei. Seconda regola: legge sempre il lato positivo della vita e trova sempre una soluzione, ma in genere non è quella degli altri. E soprattutto quasi mai la tua. Terza regola: devi prenderla così com’è, pacchetto completo. Se riesci a sopravvivere, in cambio puoi contare su una costante iniezione di benessere.

Poso il bicchiere sulla tavola. “Sono stata a Bari. Pesante, ma la giornata era bellissima. Ero al Castello svevo. Ha qualcosa di magico: il portale, la corte interna con le 4 grandi palme, quel mix fantastico di arabo e del nord” (http://www.stupormundi.it/Castello_Bari.htm). L’influenza di Adriana comincia a farsi sentire. “Ho lavorato tanto, ma ho mangiato pesce ottimo e bevuto buon vino. Ah, ho anche provato ‘favette e cicoria’, in una grande forma di pane era servita una purea di fave con cicoria ripassata. Una squisitezza”.

“È bello andare in giro”. “Ma Adriana, non vedo niente. A volte non ho nemmeno la sensazione di essere da un’altra parte. Adesso sai cosa mi piacerebbe? Fare un giro di una settimana per i castelli di Puglia (http://www.icastelli.it/regioni/puglia.htm , http://www.italyis.com/puglia/ars_hist/castelli/cast_i.html)”. “È vero sarebbe bello. Ora vado, che sono le nove e mezza e a casa non sanno che fine ho fatto da ora di pranzo”.