martedì 14 settembre 2010

Tre ragazzi cinesi. A Londra

“Mi serve proprio un caricabatterie da utilizzare qui. Non riesco a guardare il Ds sapendo che non posso giocarci. È una tortura”. Londra fine aprile. Sono giorni che la piccola continua a lavorare sull’acquisto di un caricabatterie per il suo Nintendo Ds. Ha dimenticato il suo a casa a Roma e quell’aggeggio infernale su cui i ragazzini cominciano la propria vita di nativi tecnologici è senz’anima. Gianfranco, la piccola ed io camminiamo in centro, ai margini del quartiere cinese. “Va bene, dai, se lo troviamo lo compriamo”. Gianfranco dichiara la sua resa.


Londra chinatown

Londra a fine aprile è una meraviglia. È il lato bello del climate change. E non ti aspetteresti tanta luce e sole. Siamo qui perché la piccola si innamori di Londra, visto che dovrà comunque farci i conti nella vita. E la congiuntura è perfetta perché questo succeda, grazie anche agli scoiattoli di cui sono pieni i parchi, ad un paio di passeggiate su dinosauri e mammut al Natural History Museum, a due o tre negozi di giocattoli con più piani di ogni cosa che un bambino possa desiderare.

“Ecco guarda, lì forse riusciamo a trovare il caricabatterie”. Gianfranco indica la vetrina di un negozio cinese, che ha in un angolo inequivocabili immagini di pc, telefonini e altre diavolerie. Attraversiamo la strada con la piccola che è al settimo cielo. Entriamo. Il giovane dietro il banco dà l’idea che si occupi di tutto, ma non di quella sezione di mercanzia esposta sul vetro che ci ha catturato. Gli dico che cosa ci serve e lui ci indica una piccola scaletta stretta e ripida che sprofonda nelle viscere del palazzo. Scendiamo. La piccola stanza è stranamente vuota per un negozio cinese. Davanti a noi tre ragazzi di una ventina d’anni, ognuno con un pc davanti e una delle mani che fa corpo unico con il mouse. Si capisce che il pc è un prolungamento del corpo. Dietro di loro una porta aperta che dà su di una specie di retrobottega tecnologico.

Londra chinatown

Mi avvicino a quello seduto al centro, che ha i capelli di un bel improbabile rosso tiziano e una piccola cresta vagamente punk. Tiro fuori il Ds e gli chiedo con poche speranze un caricabatterie. Il ragazzo molla finalmente il mouse, prende il Ds e lo rigira tra le mani. Mi guarda, fa un piccolo cenno con la testa, si alza e senza dire una parola va nel retrobottega. Apre due o tre scatole di cartone, tira fuori cose strane. Poi dall’ultima prende un caricabatterie. È perfetto. Senza dire una parola, torna davanti al suo pc e mi restituisce il Ds insieme al carica batteria, dicendomi solo: “eight pounds“. Gli sorrido, tiro fuori le otto sterline, paghiamo e andiamo via.

Si capisce che avremmo potuto chiedergli di tutto: un programma taroccato o un attacco ad un sistema protetto. Sono tre professionisti della rete pronti a navigare in Occidente ed in Oriente. Invece noi gli abbiamo solo chiesto un caricabatteria per un Ds. E non si sono fatti sorprendere.