lunedì 26 maggio 2008

Leggende di famiglia e Storia d’Italia. Parabita e il brigante Lo Sturno. Una guerra civile dimenticata.

Mio padre parla piano. “Quando ero bambino a casa mia si diceva sempre che noi avevamo radici anche a Parabita, in Salento. In realtà dalle ricerche di tuo fratello non risulta. Devo dire che forse un collegamento con la Puglia lo abbiamo. Almeno secondo Alfredo - te lo ricordi vero? - quel mio cugino che ha scoperto il paranormale e le sedute spiritiche dopo una vita regolata dalla logica. In una delle sue sedute ha saputo che uno dei nostri avi era un cardinale di quella che oggi si chiama Manduria. Effettivamente si è poi scoperto che esiste un ritratto di questo personaggio con evidenti richiami alla nostra famiglia. Insomma se ti trovi in Salento fai un salto a Parabita e dimmi che ti pare”. Mio padre, al solito, sintetizza in poche battute quattro o cinquecento anni di storie e leggende familiari. In ogni caso trovandomi in Salento a fine a aprile non ho potuto fare a meno di andare a Parabita.

Una scoperta. Un borgo nobilissimo, un castello, palazzi ricchi ed eleganti, vicoli stretti e mura bianche. E poi, alla ricerca di conferme per evanescenti storie familiari, in un antro di un antico palazzo scopro il laboratorio del professor Aldo D’Antico. E’ un piccolo centro di studi e di ricerche. D’Antico avrà una settantina d’anni e l’energia intelligente di chi non si placa. Il professore ha messo su una piccola biblioteca e con l’aiuto di alcuni ragazzi si impegna per valorizzare la ricchezza culturale locale. Mi informa che effettivamente c’è un’antica famiglia con un cognome simile al mio. E poi c’è anche un magnifico palazzo - di cui il professore ci tiene a dirmi si vende il piano nobile per una cifra a suo avviso ragionevolissima – ed anche una masseria fortificata acquistata da poco da un forestiero.

Metto insieme tutti i documenti che darò a mio padre e per me finisce lì. Gianfranco invece stabilisce un contatto ancora più ricco di suggestioni. “E questo cos’è, professore?” Ha preso in mano un piccolo libro a firma Aldo D’Antico. “E’ la storia di Lo Sturno, brigante e galantuomo. Era arrivato ad essere sottufficiale dell’esercito borbonico, non poco per un contadino venuto dal nulla. All’arrivo dei piemontesi si dà alla macchia, continuando a vestire la divisa. Molte le avventure e i colpi di mano, ma non ha mai ucciso né praticato le regole della violenza spietata. Alla fine viene preso. Sette anni di galera e uno ai lavori forzati. Scontata la pena, poco prima di essere liberato, viene trovato morto. In genere era questo il modo per liberarsi dei briganti che nonostante tutto riuscivano a sopravvivere. Una buona dose di veleno alla fine della condanna e la questione era chiusa. E poi c’erano le brigantesse. Ma questa è un’altra storia”.

Andiamo via e Gianfranco ha avuto in regalo il piccolo libro. Le storie di briganti lo hanno sempre colpito. “E’ stata una vera guerra civile – mi dice – una tragedia misconosciuta e dimenticata. Non ho le idee chiare di come sia andata qui in Salento, ma per esempio in Lucania ne hanno massacrati veramente tanti. Una storia sconosciuta e nascosta”. E mi viene in mente il bel libro di Gaetano Cappelli, ‘Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo’, dove quell’arpia della moglie del protagonista riesce a raggiungere il successo con storie di briganti.

A casa mia non si è mai parlato troppo di briganti, ma si è sempre saputo che noi in quella storia eravamo dalla parte di chi ha perso. Anche dei briganti. Il trisavolo Francesco, quando tutto era perduto, provò senza successo un colpo di stato a favore dei Borboni. Almeno credo. Chiedo conferma a mio padre, che precisa “il tuo trisavolo Francesco, già avvocato del Re (Dio guardi!), dopo l'invasione garibaldese non "tentò un colpo di stato" (sarebbe stato un po' troppo!) ma partecipò alla congiura legittimista del barone Cosenza. Per questo fu anche arrestato e imprigionato nelle carceri di San Francesco a Napoli”. Il trisavolo Francesco guarda tranquillo il trascorrere dei nostri giorni dalla parete del salotto dei miei genitori. E ci tiene compagnia.

2 commenti:

pense ha detto...

Cara Ilde, ma che storia affascinante! Ma Alfredo come ha scoperto il paranormale?

Baci

"un'accolita"

first-life ha detto...

Cara auri, non so con precisione come Alfredo abbia scoperto il paranormale. So che ad un certo punto è diventato il suo vero terreno di sperimentazione. proverò a saperne di più. se ne esce una storia carina la posto.