giovedì 9 aprile 2009

Vodka al Cafe Pushkin e riso pilaf da Barashka. Tutto in centro, ad un passo dalla Piazza Rossa.

“Vodka”. Guardo il fascinoso giovane cameriere e ripeto: “vodka”. È vestito con abiti d’altri tempi e la luce enfatica gli disegna i lineamenti e i piani del viso. Guarda me e i miei sette compagni di tavolo riuniti dal caso e dal lavoro. Prende le ordinazioni e alla parola vodka si ferma per chiedere quanta. “Just one” gli rispondo. Ma non gli basta: “One shot or one liter”. Non mi ero proprio posta il problema e invece pare sia normale. Guardo i colleghi e altri tre decidono di buttarsi sulla vodka. Ci accordiamo per mezzo litro, che ci arriva in una caraffa come fosse acqua. Non avevo mai ordinato vodka e forse non lo farò mai più. In realtà non ne ho nemmeno mai bevuta, ma sono a Mosca, non ho visto niente e le probabilità che riesca a ritagliarmi qualcosa più di un’ora nella Piazza Rossa vanno sfumando con il passare delle ore, sono nel miglior caffè-ristorante, è notte inoltrata e come faccio a non ordinare vodka? Due musiciste del locale suonano in un angolo in abito lungo fuori del tempo. Le pareti sono coperte di vecchi libri e puoi ordinare anche caviale nero.

Il Cafe Pushkin è il miglior ristorante di Mosca e un calcio sostanziale al realismo sovietico. Qui è come se il 1917 non ci fosse mai stato. Anche il sito (
http://www.cafe-pushkin.ru/) disegna una dimensione antica, mentre è proprio moderna la fauna che lo abita. Un sacco di russi, per esempio. Al tavolo a fianco una famiglia festeggia alle 11 della sera il compleanno di un bambino, cui è stata regalata una ciambella per il mare. Uno del mio tavolo non resiste e gli scappa : “Sarà uno dei salvagenti della corazzata Potemki”. E poi stranieri, ma non sono la maggioranza. L’atmosfera è strana, antistorica e piacevole. E ci si mangia bene. Un giro può valere la pena (http://www.nessundove.net/2007/10/17/duelli-e-arringhe-per-amore-di-natalia/).

Il giorno dopo negozio due macchine per andare a cena da Barashka (
http://eng.novikovgroup.ru/restaurants/barashka/ ). Mangio riso pilaf con carne e verdura. Un sapore di fondo di oriente si mixa ad una base di Europa. Vengo da un party ai Magazzini Gum. Non ho visto niente tranne la Piazza Rossa, ma qui ci ho messo piede praticamente tutti i giorni, nonostante sia in esilio in un albergone totalmente autosufficiente ai confini della galassia. Se mi dovesse ricapitare di mettere piede a Mosca farò di tutto per andare al Kempinski (http://www.kempinski.com/en/hotel/index.htm?country_group=2&id=25&tab=360&file=8556#5). Ti affacci e oltre la Moscova vedi le mura rosse del Cremlino e le cupole colorate di San Basilio. Non ho visto quasi niente. L’aria di Mosca è acre in gola. In questi mesi avrei molto voluto mettere piede a New York per dare un occhio al centro dell’impero sotto lo stress della crisi. E invece finisco a Mosca. Ma le cupole di San Basilio saldano il conto. E bastano ampiamente per farlo andare in positivo.

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