
Come quello di Cecilia. “Tu a che punto sei?” “Abbiamo fissato quasi tutto. Resta il problema chiesa-ora. Io mi vorrei sposare la sera, ma nella chiesa che abbiamo scelto ci fanno sposare solo la mattina. Non è una questione da poco. La mia famiglia e i miei amici, che vengono da fuori, devono arrivare il giorno prima se ci sposiamo la mattina”. Problema irrisolvibile e allora cambio discorso: “E il vestito?” “Non l’ho ancora scelto, ma vorrei prendere una cosa semplice”. “Perché vuoi usarlo anche dopo?” “Veramente no”. “E allora che ti importa. Scegli quello che ti piace di più”. La verità è che il matrimonio è un rito di passaggio. E occuparsi di una valanga di cose non rende meno seria la vicenda.
Niente impedisce di continuare a sposarsi. Ed è bene così. In questo momento dell’anno ferve un lavorio incredibile. “E arrivata a 38 anni mi sposo. Mia madre non ci poteva credere. Io sono pugliese. Torno a casa per sposarmi in una bellissima masseria fortificata”. Guardo la ragazza seduta con me e altre due nella vasca per l’idromassaggio in palestra. “Penso che tu faccia bene – le dico per rafforzare la sua motivazione – e farai le bomboniere?” Perché alla fine il crinale dell’impegno sono le fatidiche bomboniere. “Beh, sì. Ma vorrei fare una piccola cosa semplice”. La rincontro due mesi dopo: “Come è finita con le bomboniere?” “Ho scelto delle cornici d’argento”. Sorvolo sul piccolo e semplice, perché chi si sposa ha bisogno di supporto non di vandali devastatori.
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