martedì 17 giugno 2008

Anversa la domenica. Un registro del nord per i pensieri

“’E’ più grande del cimitero di Vienna, ma molto più tranquillo’. Si è sempre detto del Lussemburgo”. Paul sorride mentre parla. Sabato sera a Bruxelles, a casa di Norma. Metà giugno il giorno dura a lungo. La città è bellissima dalle grandi vetrate al 12° piano di un bel palazzo borghese. Siamo solo noi: Norma, Paul, Gianfranco, io e la piccola. Si beve, si mangia e si parla del più e del meno, mentre va sullo schermo un cartone cattura bambini. Che Norma debba andare in Lussemburgo domani ha scatenato tutta una serie di storielle.

Noi abbiamo in programma di fare un salto ad Anversa. Un salto davvero, visto che con mezz’ora di treno siamo al centro della città. Il tempo cambia costantemente: sole, pioggia, vento e poi di nuovo sole. La stazione ci accoglie simpatica. La vecchia costruzione fa corpo unico con sezioni nuove ed efficienti. Scale mobili di collegamento tra piani creati dalla fantasia e dalla modernità. Anversa la domenica è un grande mercato che riposa, pronto a ripartire l’indomani. Si vede che ha sempre avuto un’anima da città-mercato. Il cuore antico è il Grote Markt, che conserva assonanze con mercato, circondato dai palazzi delle arti e dei mestieri. E poi Anversa è la città dei diamanti, ma la domenica anche questa parte è tranquilla.

Mangiamo una cosa ad un caffè, basandoci sul supporto prezioso del cameriere, perché qui nelle Fiandre non basta la fantasia più sfrenata per capire il menu in fiammingo. Poi, visto che ogni promessa è debito, ci tocca una lunga visita allo zoo e all’acquario. Si vede che deve essere stato uno degli zoo più antichi e famosi. Certo ora quello che emerge forte è l’idea di sofferenza che viene dalla pantera che cammina su e giù in pochi metri per tutta la vita. Con noi a vedere gli elefanti una famiglia di ebrei ortodossi. Il padre ha il cappotto nero ed il cappello e tenta di governare con poco successo 5 pestiferi bambini. Sarà parte della comunità che commercia in diamanti fin dal 1500. Poi una puntata a vedere la via d’acqua. E’ tornato il sole ed è bellissimo. C’è un’aria comune di acque del nord.

C’è qualcosa che unisce le cose del nord, anche le considerazioni. Insomma c’è un registro del nord dei pensieri e delle emozioni. Perché certo il futuro, che è già oggi, vuol dire essere qui ma poter essere lì. Ciò non toglie che essere qui non è lo stesso che essere lì.

E così nella serie di Alexander McCall Smith dedicata Isabel Dalhousie, filosofa di Edimburgo e investigatrice dilettante, il tono cambia completamente rispetto ai libri africani. Perché se vuoi essere felice in Scozia devi capirlo davvero il piacere sottile della pioggia. E i pensieri viaggiano su onde di una lunghezza diversa.

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