venerdì 15 gennaio 2010

Nomignoli di famiglia

Ricevo da mio padre:
‘Cara, l'uso invalso di chiamare i nostri bambini con dei diminutivi - Costi per Costanza, Jak per Jacopo, Tom per Tommaso, Ame per Amerigo - mi ha fatto ritornare alla mente che in famiglia Ferraro era diffuso l'uso di nomignoli. Qualcuno me lo ricordo ancora, naturalmente per tradizione orale. Cominciamo da mio padre Guido: poiché da ragazzo era molto facile all'innamoramento, fratelli e cugini usavano chiamarlo Co', da Cotto, per le cotte che continuamente si prendeva. Però, poiché alla delusione amorosa seguiva in genere una crisi mistica, e diceva di voler farsi prete, in tale fase lo chiamavano Pre'. Le sue sorelle Maria e Immacolata erano Mimià e Tracola, quest'ultima poi divenuta Babà per la sua dolcezza.

Nella generazione precedente c'erano state Ziarà (da: "Zi', 'o tarallo!", invocazione dei nipoti), Zizià (che regalò a mio padre la da lui amatissima barca che si chiamò, appunto, "Zizià") e Zia Tonì (Cleonice, madre di Augusto, Decio; Sara ecc.). Ma forse il più celebre soprannome fu quello imposto a mio zio Mario. Questi era il più piccolo di tutt'i fratelli e cugini, per cui nelle battaglie gli toccava sempre la parte dell'Abissino (si era in piene guerre coloniali), e di costoro il più celebre era Ras Mangascià; da cui: Scianiello. Questo soprannome lo seguì per tutta la sua lunga carriera militare, che si concluse con il grado di generale di divisione. La riprova ne è data da uno specifico episodio. Una volta Zia Sara, che a aveva avuto vari fratelli ufficiali di carriera (dei quali tre caduti nella prima guerra mondiale), ed era rimasta fino alla fine un'inguaribile monarchica, si recò in pio pellegrinaggio a Cascais, a rendere omaggio a Umberto II di Savoia, colà in esilio. Nel salutarlo ebbe a dirgli: "Sono la sorella dei colonnelli Renato e Decio Ferraro del Regio Esercito, che Vostra Maestà ha forse conosciuti". "No, signora, ma ho conosciuto e frequentato il generale Mario Ferraro, detto Scianiello, già mio collega in Accademia". Insomma, un titolo confermato con rescritto reale.
Ciao – papà’

Impossibile per me restare indifferente a tutto questo. Ho provveduto quindi a scrivergli: “Splendido, davvero splendido papà”. Laconica la sua risposta: “Vabbuò, nun esaggeramme! Papà”.

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