venerdì 15 gennaio 2010

Passeggiare placa


“Dove vai?” Giuliana mi ha fermata a Piazza Venezia, quasi all’inizio di Via dei Fori Imperiali. “Vuoi proprio sapere la verità?” Mi guarda pronta a catturare una confidenza privata. “Passeggio”. Mi fissa con l’espressione di chi si sente preso in giro. “Sì, lo so che è incredibile, ma è così. Ho deciso di provare ad infilare nella giornata uno spazio anche molto piccolo per una passeggiata. È tutta colpa di Pietro Citati. L’altro giorno è uscito in prima pagina di ‘Repubblica’ un suo lungo editoriale con il racconto delle passeggiate quotidiane e sono rimasta folgorata”.

Roma - Via dei Fori Imperiali

La posizione di Citati è semplice: “Per almeno quarant’anni, ogni giorno alle 14 uscivo di casa”. Il percorso prevedeva sempre Villa Borghese. “A volte – continua Citati – proseguivo fino al Pincio, scendevo a Piazza del Popolo, e mi inoltravo fino a Piazza Navona. Non era lontano. Col mio passo da vecchio piemontese ci mettevo non più di quarantacinque minuti”. Ma non finisce qui, perché Citati spiega anche chiaramente gli effetti di tutto questo. “La passeggiata pomeridiana aveva, per me, un’importanza capitale. Mi riposava, mi irrobustiva, mi dava calma e quiete. Soprattutto cancellava tutti i pensieri della mattina: la mia mente diventava vuota: si compiaceva di essere vuota; e cominciavano a nascere altri pensieri, che lentamente si formavano, costruivano un’architettura, nella quale sarei vissuto il pomeriggio e la sera. La giornata diventava nuova”.

Ho scoperto poi che c’è una ricerca inglese, secondo cui in Europa tutti camminano meno di dieci anni fa (Repubblica 13 gennaio 2010, Passeggiate – Stanchi, soli, pigri non c’è più tempo di girovagare. Di Enrico Franceschini). E allora sto provando a fare quello che posso per ripristinare un segno di civiltà. Sono certa che Giuliana non mi ha creduto. E sinceramente anche io ho qualche dubbio che riuscirò a rispettare l’impegno di regalarmi ogni giorno almeno una passeggiatina di una mezz'ora. Ma ci provo.

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